2018-06-19 V.ne dell'Inferno e Monte Aquila

2018-06-19 V.ne dell'Inferno e Monte Aquila

Localita' di partenza – Strada per l'albergo di Campo Imperatore, Km 5,800 (1810 m.) (AQ)

Distanza percorsa – 10,65 Km

Salita accumulata – 950 metri

Durata dell’escursione – 5 ore

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

Il Monte Aquila è un classico dell’escursionismo del Gran Sasso, raggiungibile dalla maggior parte degli escursionisti anche non molto esperti e allenati sia da Campo Imperatore, sia da Vado di Corno.

Diversa è la storia quando lo si affronta dal vallone dell’Inferno come abbiamo fatto noi oggi: una salita ripida, tecnica, impegnativa e, se ci si aggiunge freddo, vento e neve residua ne esce un escursione di quelle veramente toste.

Come la maggior parte delle volte l’uscita è organizzata da Francesco che mi ha chiamato per farla, insieme a Stefano ormai sempre più avvezzo a questi percorsi fuori dall’ordinario.

Ci incontriamo a l’Aquila alle sette e in meno di un’ora siamo al parcheggio per Vado di Corno. Il meteo prometteva bene ma come sempre, in montagna è un’altra cosa. Le solite nuvole basse e un venticello insidioso remdono la giornata più fresca di quanto dovrebbe, visto che siamo al 19 di Giugno. Veloce preparazione prima di incamminarci lungo la strada sterrata per Vado di Corno, che raggiungiamo in una ventina di minuti. Rapido sguardo sul Corno Grande, che ci accompagnerà durante tutto il nostro cammino, prima di prendere il Sentiero Geologico, segnato con bolli gialli e rossi, e iniziare a scendere lungo il percorso, su una via tutto sommato semplice anche se ingombra di sassi e con qualche residuo nevaio che ci costringe a qualche acrobazia. Siamo a quota 1726, e da qui ricominciamo a salire.

A quota 1850 metri circa raggiungiamo una piccola cresta che ci separa dal vallone dell’Inferno, impressionante discesa di neve e sassi che arriva dalla sommità del Corno Grande.

In lontananza riusciamo a fotografare, mentre attraversa un nevaio, un daino. Anche noi attraversiamo, ma con molta confidenza in meno l’ennesimo nevaio prima di affrontare una insidiosa salita su erba.

Raggiungiamo i 1890 metri, alla base di una paretina rocciosa: è da un po’ che non vediamo più i segni che fino ad ora ci hanno sempre accompagnato. Che fare, torniamo indietro o affrontiamo la paretina? Nemmeno chiederlo. Con prudenza, a causa dell’erba bagnata, affrontiamo la non facile scalata che viene però brillantemente superata.

Siamo di nuovo sul prato, ripido ma non impossibile. Saliamo spediti, nonostante la pendenza fino a superare quota 2000. È il momento di una sosta … ci fermiamo nei pressi di un gruppo di grossi massi e mangiamo qualcosa prima di ripartire. Intanto le nuvole si abbassano e il vento comincia ad aumentare. È il momento di coprirsi prima di continuare. La salita procede senza problemi in mezzo a panorami mozzafiato. Incontriamo e fotografiamo i resti di un antico ristoro pastorale.

E intanto continuiamo la salita in ambiente sempre meno estivo. Siamo a 2300 metri quando, aggirando l’ennesimo nevaio raggiungiamo una sella che separa la cresta finale dell’Aquila da un imponente sperone roccioso dietro di noi. Bisogna affronterae l’ultimo tratto di salita, non semplice e con visibilità scarsa. Aggiriamo a sinistra, seguendo i segni, un picco roccioso, muovendoci su sfasciumi, erba bagnata e fango. Fino a ritornare sulla cresta, dopo il picco. Mancano cento metri alla vetta che, almeno sui GPS vediamo vicinissima a noi. Sul cammino troviamo molta neve ma per fortuna non è ghiacciata e, con l’aiuto della piccozza la superiamo senza troppi problemi.

Dopo il nevaio, dove i segni sono spariti, affrontiamo l’ultimo tratto delicato su ripide roccette e erba bagnata. La piccozza, anche stavolta, fa il suo dovere, più che sulla neve e, facendo attenzione a non far cadere le rocce molto instabili, superiamo anche questa difficoltà. Siamo a pochi metri dalla cima e rimane un piccolo tratto in salita ma che, dopo quanto affrontato fino ad ora, è una passeggiatina, ed è così che poco dopo le undici siamo in vetta.

In vetta al Monte Aquila

Nebbia, vento e freddo ci accolgono ma siamo felici per l’impresa effettuata. Il tempo di scambiarci le congratulazioni reciproche e ci spostiamo di qualche metro sotto la croce in un punto al riparo dal vento dove ci fermiamo per mangiare e per l’immancabile brindisi con il solito Nocino.

Dopo una ventina di minuti ripartiamo seguendo il facile e ben tracciato sentiero che, dal Monte Aquila, ci riporterà fino a vado di Corno: Per tutta la cresta non vediamo nulla e, a causa del vento gelido, ci ritroviamo tutta la parte sinistra del corpo infreddolita.

In meno di un’ora raggiungiamo il vado e, finalmente al riparo dal vento, affrontiamo l’ultimo tratto che ci porterà fino alla macchina che raggiungiamo dopo cinque ore esatte dalla partenza. Il tempo di cambiarci e ripartiamo, giusto in tempo per le prime gocce di un’imprevista pioggia che ormai non può darci più fastidio.

E dopo questa bella escursione, una bella birretta a Camarda, ci sta tutta, prima di riprendere la strada per tornare a Roma

Grazie a Stefano e Francesco per la compagnia in questa bella impresa.

Ed ora godiamoci qualche foto della giornata.

Guarda le foto in formato album

Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

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