2016-07-18 L'anello delle Malecoste

2016-07-18 L'anello delle Malecoste

Localita' di partenza – Parcheggio di Campo Imperatore (AQ)

Distanza percorsa – 20,20 Km

Salita accumulata – 1695 metri

Durata dell’escursione – 9 ore 40 minuti

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

Foto e descrizione dell’escursione

Eccomi a raccontare questo giro ai piedi del Corno Grande pensato dall’amico Francesco. La partenza dal parcheggio di Campo Imperatore, 2140 metri di quota, avviene alle cinque con l’idea di vedere l’alba in cresta. Il chiarore che precede l’alba ci permette di partire senza l’uso delle lampade. Un fortissimo vento ci accompagna per quasi tutto il primo tratto che ci porta fino al rifugio Duca degli Abruzzi.

Raggiunto il rifugio ci fermiamo solo pochi secondi per tentare qualche scatto fotografico, infastiditi dal freddo e dal vento.

Ripartiamo in direzione del Monte Portella, da qui vicino e comodo da raggiungere. Il vento si fa sentire a tratti ma ormai, cominciamo ad assuefarci e durante i tratti riparati, ci concediamo qualche foto alle cime che cominciano ad illuminarsi con i primi raggi del sole, il quale fa capolino dalla sella di Monte Aquila poco dopo le sei. Insieme al sole compaiono i primi camosci della giornata che si concedono alle nostre fotocamere.

Proseguiamo speditamente verso Pizzo Cefalone, passando per la sua anticima est fino a raggiungere il caratteristico “sassone” situato lungo il sentiero che porta alla cima. Qui, Francesco stuzzica la mia voglia di nuove vie proponendo la salita per il ripido versante Sud (senza sentiero) invece di fare la via classica che aggira a Ovest il monte. Come dire di no? Iniziamo la salita e raggiungiamo le prime roccette, superate con prudenza ma senza problemi. Il tratto successivo è forse quello più complicato. Si sale per un ripido prato che non presenta le classiche “buche” fra una zolla e la successiva e gli appigli sono veramente pochi. Una piccozza sarebbe gradita ma purtroppo …

Piano piano comunque andiamo oltre e i successivi passaggi su roccia riportano tutto alla normalità e in pochi salti siamo in cima. Ho fatto questa montagna numerose volte ma mai per questa via che ho apprezzato tantissimo.

In cima ci attardiamo per consumare un po’ di frutta prima di riprendere la via. Scendiamo un breve tratto del sentiero segnato prima di lasciarlo per dirigerci verso la cima Giovanni Paolo II che si raggiunge percorrendo un tratto di cresta non difficilissimo ma con dei passaggi esposti che richiedono estrema prudenza. Una caduta sarebbe fatale.

Raggiungiamo la cima aggirandola sulla sinistra, per evitare il divertente “buco” di rocce. Dopo qualche foto vicino all’imponente croce ripartiamo verso la cima delle Malecoste. La stretta cresta si trasforma in una specie di autostrada erbosa che, dopo qualche leggero saliscendi, ci porta sulla vetta. Il sentiero a questo punto scende ripidamente. Arrivati alla sella sottostante (Sella Malecoste) lasciamo la via che prosegue verso Pizzo di Camarda e a destra troviamo l’inizio del sentiero (secondo la carta, il 117) che conduce alla Forchetta della Falasca. Il sentiero non è segnato e arrivati nei pressi della Forchetta sparisce del tutto. Siamo sotto la forchetta della Falasca, divisa in due da un piccola formazione rocciosa. Decidiamo di prendere quella alla nostra destra, anche perché sembra leggermente più bassa (in cima scopriremo che invece quella giusta era quella di sinistra). Si tratta di salire poco meno di un centinaio di metri di prato ripido, scivoloso e con pochi appigli ma ormai stiamo diventando bravi … quasi come capre di montagna.

Raggiunta la sella ci fermiamo a godere del panorama, a cavalcioni fra la val Chiarino e la valle Venacquaro, con il Corvo e l’Intermesoli che si lasciano quasi toccare, per quanto sono vicino. Iniziamo a scendere e anche se non c’è sentiero, la discesa è più agevole della salita. Scesi al prato raggiungiamo la capanna Venacquaro, un piccolo ricovero usato principalmente dagli animali.

Fa caldo e il freddo del mattino è solo un lontano ricordo e quindi si decide di fare una piccola deviazione fino a raggiungere la vicina fonte che si trova sul sentiero che sale alla sella di M. Corvo. Qui ci rinfreschiamo e ripristiniamo le scorte di acqua, visto che il cammino è ancora lungo.

Si riparte. Scendiamo di nuovo verso l’inizio della valle Venacquaro fino ad arrivare, a quasi 1900 metri di quota, al punto più basso della giornata. Ci aspetta la lunga ma non ripida risalita verso sella dei Grilli. L’intermesoli ancora imbiancato dalla recente e inaspettata nevicata di metà luglio ci accompagna per tutta l’ora della salita fino ai 2230 metri della sella dove ci aspetta, dall’altra parte, la discesa stavolta molto ripida verso la val Maone.

Raggiungiamo il fondovalle, di nuovo sotto i duemila e arriviamo all’incrocio fra i il sentiero che percorre la val Maone e il sentiero che ci porterà al rifugio Garibaldi. E si sale di nuovo ma per via comoda e piacevole. Stavolta è il Corno Grande, imbiancato, che vigila sul nostro cammino fino al rifugio.

E ora di pranzo e qui ci concediamo una sosta più lunga che terminiamo con un bel brindisi a base di Genziana prima di ripartire per l’ultimo e facile tratto fino alla sella di Monte Aquila e quindi al parcheggio che raggiungiamo dopo circa nove ore e mezza di cammino fra i posti più belli e imponenti di tutto l’Appennino.

Ed ora, le foto della giornata.

Guarda le foto in formato album

Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

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