2019-08-03 Via dei Laghetti, M. Prena e Brancadoro

2019-08-03 Via dei Laghetti, M. Prena e Brancadoro

Localita' di partenza – Bivio SS17 Bis e strada per S. Stefano, (AQ)

Distanza percorsa – 14.00 Km

Salita accumulata – 1000 metri

Durata dell’escursione – 6 ore 45 minuti

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

Il monte Prena, un ammasso di rocce imponente severo e, da qualunque parte lo si salga, mai banale, anche dalla cosiddetta “normale”. L’ho salito numerose volte ma mi mancava la via forse più bella: la via dei Laghetti.

Finalmente oggi, grazie a Matteo che mi ha accompagnato, sono riuscito a colmare questa lacuna e, non contenti abbiamo affrontato la discesa per la via Brancadoro che, se percorsa in salita non mi era sembrata facilissima, in discesa ….

Ma veniamo con ordine a raccontare questa emozionante avventura. Sono partito prestissimo da Roma, a causa di una minaccia di pioggia nel primo pomeriggio e, alle sei ero già sotto casa di Matteo, a Barisciano.

Partiti, in circa mezz’ora arriviamo al bivio della SS17 Bis, nei pressi del rifugio Racollo. Parcheggio l’auto al margine della strada, ci prepariamo e iniziamo a muoverci.

Cominciamo a camminare sul vasto altipiano di Campo Imperatore, direzione Nord, Nord – Est a passo spedito, attraversando una mandria di pacifiche mucche. Qualcuna ci guarda male quando passiamo anche per la presenza di diversi vitellini ma vedendo che non ci avviciniamo tornano a brucare tranquillamente, ignorandoci.

I primi raggi del sole illuminano la vasta distesa erbosa, di un verde brillante anche per le recenti piogge, e il Corno Grande, presente in tutta la sua maestosità.

Qualche breve sosta per qualche scatto ma, senza esitare e a passo veloce proseguiamo dritti fino ad intercettare La Canala, un enorme fiune di sabbia, canale di scarico delle acque piovane che scendono dalla montagna.

Ci vuole quasi un’ora per arivare ai piedi del Prena, nei pressi della presa d’acqua, all’inizio della via Cieri, un’altra bella salita per la vetta. Superiamo la Cieri e, rimanendo sul cordolo di cemento della Canala arriviamo alla recinzione dove inizia la salita.

Siamo a 1830 metri e ne abbiamo saliti quasi trecento ma l’impressione è sempre stata quella di procedere quasi in piano.

Iniziamo a salire su una serie di rocce con la via ben segnata con i vecchi gialli e rossi senza trovare difficoltà, fino a raggiungere il primo passaggio chiave, a quota 1880 metri. Una placca liscia e alta ma molto ricca di appigli per fortuna asciutti, ma che a causa della sua altezza ed esposizione provoca una certa apprensione durante la scalata.

Ad un certo punto si trova uno spit, con una maglia rapida, utile per mettere una corda nel caso qualcuno si trovasse in difficoltà ma noi proseguiamo e superiamo il primo ostacolo senza troppi problemi.

Intanto si vedono le prime pozze d’acqua fresca e limpida per le quali questa via si chiama così, resti delle piogge e della neve sciolta.

Superiamo qualche passaggio apparentemente ostico senza troppi problemi fino ad arrivare al secondo passaggio chiave della via, a 2025 metri di quota. Il passaggio non sarebbe complicato ma una serie di rocce sopra la via impediscono una progressione corretta e, salendo storti, con lo zaino che ingombra non si riesce a equilibrare correttamente la posizione.

Una vecchia corda legata poco più su aiuta a superare l’ostacolo e via, si prosegue.

Poche decine di metri, a quota 2065 e arriviamo al terzo passaggio chiave della via. Matteo passa, con qualche difficoltà e mi manda giù una corda. Io provo a salire ma anche stavolta rimango incastrato per via dello zaino.

Decido di scendere e di mandare su il fastidioso fardello prima di riprovare. E così, quello che sembrava un insormontabile ostacolo si rivela meno ostico di quanto sembrasse all’inizio.

Gli appigli ci sono e senza ostacoli si riesce a salire in tutta tranquillità.

Da qui la salita diventa meno complessa e, fra una pozza d’acqua e un ponte di rocce arriviamo in vista della croce di cima.

Ormai si tratta solo di completare la salita fra rocce più o meno stabili e ghiaia ma alla fine, dopo circa tre ore e mezzo arriviamo in vetta.

Matteo ed io sul Monte Prena

Lo spettacolo intorno a noi è sempre maestoso: il Gran Sasso, il Camicia, il sentiero del Centenario, la sterminata piana di Campo Imperatore e il mare di nebbia che copre il versante Teramano.

Una gioia per gli occhi che vorremmo non finisse mai.

Ci fermiamo per una sosta prima di tornare sui nostri passi fino a quota 2368 dove lasciamo il sentiero della Laghetti per quello della Brancadoro.

La discesa è complicata e richiede un’attenzione estrema. È vietato sbagliare.

Poco dopo aver lasciato la via dei Laghetti, arriviamo alla prima difficoltà.

Un salto di circa quindici metri, ripido e molto esposto da superare. Una sosta e alcune corde ci permettono di aggirare la prima parte dell’ostacolo e di scendere fino a metà dove un balconcino mi permette qualche minuto di tranquillità.

Il resto della discesa lo faccio aiutato dalla corda che Matteo mi cala provvidenzialmente, dopo essersi assicurato alla sosta soprastante.

Arrivo così sano e salvo alla base e aspetto Matteo che aiutandosi con la corda arriva felicemente anche lui.

Proseguiamo sempre con estrema prudenza fino ai 2300 metri dove un altro passaggio molto esposto viene superato grazie alla corda lasciata da qualche anima buona in passato.

Ci siamo: scendiamo di una quarantina di metri ed arriviamo all’ultimo passaggio chiave: un canalino stretto e ripidissimo che però, con la tecnica dell’appoggio riusciamo alla fine a superare senza troppe difficoltà.

Ormai è fatta. I passaggi successivi vengono superati sempre con estrema prudenza ma senza difficoltà alcuna e finalmente raggiungiamo il sentiero sottostante, dove si trova la targa intitolata a Adelmo Brancadoro, ufficiale degli alpini, a cui è dedicata questa bella via alpinistica.

Ci concediamo finalmente un meritatissimo brindisi a base di Genziana, prima di ripartire per affrontare il tratto finale.

In pochi minuti scendiamo fino alla Canala e da qui, in meno di un’ora, fiancheggiando il grande fiume di sabbia, arriviamo finalmente alla macchina. Solito cambio di abiti e via a casa ma prima, sosta a casa del papà di Matteo, Alberto che ci accoglie con un pranzo … da Re.

Grazie a Matteo per avermi accompagnato e permesso di percorrere questa bellissima via al Prena e grazie ad Alberto per il pranzo che ci ha preparato che da solo vale tutta l'escursione.

Ed ora le foto di questa intensa giornata.

Guarda le foto in formato album

Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

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