2018-05-25 La grotta del Capraro (M. Corvo)

2018-05-25 La grotta del Capraro (M. Corvo)

Localita' di partenza – Masseria Cappelli, diga di Provvidenza (TE)

Distanza percorsa – 12,45 Km

Salita accumulata – 1220 metri

Durata dell’escursione – 7 ore

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

Non è la prima volta che Francesco mi parla della Grotta Pastorale del Capraro, un antico ricovero, forse il più alto in Italia situata sul versante Sud della lunga e impervia cresta che dal rifugio Fioretti conduce al monte Corvo, a quasi 2400 metri di quota.

Finalmente riusciamo a programmare questa escursione: doòo la solita partenza mattutina da Roma ci incontriamo a L’Aquila e dopo un veloce ma necessario caffè ci avviamo per raggiungere la diga di Provvidenza e la Masseria Cappelli. Come sempre l’escursione inizia lasciata la diga dove, anche per le nostre normali auto raggiungere il sito di partenza diventa un’impresa a causa della strada malridotta e ulteriormente rovinata dalle recenti piogge.

Con un po’ di attenzione riusciamo a raggiungere la masseria. Veloce preparazione e partenza. All’interno del bosco, nel primo tratto, si sentono il freddo e l’umidità ma dopo qualche passo ci scaldiamo senza problemi. Il ruscello che fiancheggia la strada è gonfio di acqua e il suo fragoroso canto ci accompagna nel primo tratto della salita.

Rapidamente raggiungiamo la fine del bosco e la temperatura diventa subito più alta ma sempre gradevole e ci consente di procedere a maniche corte. Raggiungiamo e superiamo il rifugio Fioretti per dirigerci verso lo stazzo di Solagne dove, nelle sue vicinanze lasciamo il sentiero della valle del Chiarino e deviando a sinistra iniziamo la ripida salita verso la grotta.

Il primo tratto, anche se ripido, è su terreno tutto sommato stabile e anche ben gradinato e la salita, anche se faticosa, si svolge senza problemi. Ci fermiamo spesso per ammirare e fotografare le bellezze di questa valle ormai quasi completamente sgombra dalla neve.

Ci accompagna il suono di una bella cascatella che si tuffa dall’alto della valle in mezzo a qualche rimasuglio di neve.

Intanto la salita si fa decisamente più faticosa quando passiamo da un terreno stabile a un tratto più carico do ghiaia. Fra fatica per la pendenza e instabilità del fondo, procediamo più lentamente ma senza troppi problemi.

Superati i 2300 metri, quando manca poco alla grotta, arriviamo al passaggio chiave della giornata: un salto roccioso di circa 4 – 5 metri di altezza (da qualcuno definito di III grado ma secondo me, esagerando…) che, anche se ben dotato di appigli per mani e piedi richiede moltissima attenzione, sia per la scivolosità della roccia bagnata dal nevaio sovrastante, sia per l’instabilità di alcune rocce. Passa primo Francesco che supera l’ostacolo senza problemi. Appena in sicurezza inizio io l’arrampicata che si conclute anche questa senza intoppi. Ancora qualche passo e siamo nella grotta.

Nella grotta del Capraro

E’ il momento di una meritata pausa per far sfogare le nostre fotocamere e per mangiare qualcosa. Il panorama sottostante ci viene precluso dalla calata di alcune nuvole basse ma che per fortuna ogni tanto qualcosa lasciano vedere.

Abbiamo raggiunto la nostra meta ma siccome è presto decidiamo di tentare anche la salita alla cima del Corvo che da qui, in teoria, non è lontana. Lasciamo quindi la grotta e muovendoci verso Ovest, sullo stretto corridoio sotto le imponenti rocce del corvo ci dirigiamo verso un canalino che dovrebbe farci superare i circa 200 metri che ci separano dalla cresta.

Purtroppo ci troviamo la strada sbarrata da un ripido nevaio che decidiamo di non affrontare. Torniamo sui nostri passi per puntare alla via più classica, almeno in estate, in direzione Est. Anche qui si cammina su uno stretto corridoio sotto le imponenti rocce e qualche residuo di neve.

Dopo circa quattrocento metri di scomodo traverso troviamo un altro ripido nevaio che ci sbarra la strada. Riusciamo a superarne un tratto sfruttando lo strettissimo corridoio fra il nevaio e la roccia ma alla fine il percorso è sbarrato. Si tratterebbe di affrontare un lungo traverso su neve ripida e, anche se dotati di attrezzatura uno strano senso di insicurezza ci suggerisce di desistere e noi saggiamente gli diamo retta. Quando non si è sicuri bisogna saper rinunciare.

Torniamo indietro e decidiamo di non affrontare di nuovo il muretto posto vicino alla grotta e cerchiamo quindi di scendere cercando una nuova via. La scelta si rivela impegnativa in quanto dall’alto si riesce a vedere solo parzialmente cosa c’è sotto per cui ogni salto di roccia ne scopre immediatamente uno successivo. Alla fine, con la solita attenzione e prudenza superiamo indenni i quasi 150 metri che ci separano dal ghiaione finale, a quota 2300 metri.

Superato il tratto più ostico ci fermiamo per una meritata sosta. Mangiamo qualcosa e per smaltire l’adrenalina della discesa la solita e immancabile bottiglietta con “l’acqua santa” che in questo caso ha il sapore forte e amaro della genziana casereccia.

La discesa diventa una formalità e, a parte qualche sbandamento senza conseguenze sul ghiaione, velocemente arriviamo nei pressi della cascata, vista all’inizio della salita, sopra lo stazzo di Solagne. Ultimo tratto di discesa, stavolta sul sentiero, siamo allo stazzo e alla stradina sterrata che velocemente ci porterà al rifugio Fioretti prima e alla masseria dopo, per arrivare appena qualche minuto prima dell’ormai abituale acquazzone pomeridiano di cui noi, fortunatamente non prenderemo nemmeno una goccia.

Grazie a Francesco per questa bella e impegnativa avventura.

Ed ora godiamoci qualche foto della giornata.

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Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

2018-05-25 La grotta del Capraro (M. Corvo)