2018-04-21 Monti Rapina e Pescofalcone

2018-04-21 Monti Rapina e Pescofalcone

Localita' di partenza – Guado S. Antonio, Caramanico Terme (PE)

Distanza percorsa – 13,00 Km

Salita accumulata – 1490 metri

Durata dell’escursione – 7 ore 35 minuti

Mappa dell'escursione

Profilo altimetrico dell'escursione

Vista 3D dell'escursione

A parte l’escursione parzialmente compiuta sul Porrara, qualche mese fa, era dal 2016 che non si andava sulla Maiella, quella vera, quella del Massiccio del monte Amaro e quindi, quando Daniele ha chiamato per proporre una spedizione al Pescofalcone passando per il M. Rapina come si poteva dire di no?

Partiti molto presto da Roma siamo arrivati a Guado S. Antonio qualche minuto prima delle otto e, dopo la solita preparazione, sotto un sole quasi estivo ci siamo messi in cammino sul sentiero B3 completamente ed ottimamente risegnato con destinazione Monte Pescofalcone.

Si parte da quota 1220 metri seguendo una bella e comoda stradina erbosa che lasciamo dopo un centinaio di metri per iniziare a salire sulla parte iniziale della cresta di Monte Rapina. Nonostante la pendenza il sentiero è comodo e, in una quarantina di minuti raggiungiamo il rifugio Paolo Barrasso, a 1542 metri di quota. Fa caldo e alleggeriamo il nostro vestiario prima di rimetterci in cammino.

Stavolta, anche per i nuovi segni e cartelli indicatori seguiamo fedelmente il sentiero evitando il faticoso dritto per dritto dell’ultima volta.

Il sentiero arriva sulla cresta sovrastante la parte iniziale della bella valle dell’Orfento, altra perla di questa parte di Appennino, mostrandoci le imponenti montagne vicine del Pescofalcone.

Saliamo senza problemi su un soffice sentiero erboso con qualche pino mugo a farci compagnia fino a raggiungere una piccola radura quota 1935 metri dove ci fermiamo per una sosta mangereccia. Un po’ di frutta, qualche pezzo di zenzero candito e si riparte per superare la manciata di metri che ci separa dal primo obiettivo della giornata: il monte Rapina a 2027 metri.

Qualche minuto per la foto ricordo prima di ripartire. Ci troviamo ad affrontare un piccolo campo minato formato da neve e pini mughi semi sepolti. Ogni passo è un rischio perché si sprofonda all’improvviso finendo sui rami sepolti dalla neve con grossi rischi per piedi e gambe.

Fortuna che il tratto è breve e ci troviamo sulla cresta coperta da neve compatta e non ghiacciata che consente un’ottima progressione, interrotta solo da un tratto dove una grossa roccia intralcia il cammino ma la aggiriamo sulla destra riprendendo il sentiero che sale sul ghiaione, sentiero che abbandoniamo di nuovo una volta superata la grossa roccia.

Ed è così che superiamo il tratto più ripido fino ad arrivare intorno ai 2450 metri dove la pendenza diminuisce drasticamente. Mancano solo duecento metri alla vetta e il più sembra fatto. Alle dodici potremmo anche essere in cima ma abbiamo fatto, come si suol dire, i conti senza l’oste.

La cresta si stringe notevolmente e, anche se la pendenza è minima, la neve è molto instabile piena di rocce e buchi che ci costringono a continui cambi di direzione per evitare le pericolose trappole dovute alle rocce sottostanti.

Con grossa difficoltà riusciamo a superare la stretta e pericolosa cresta quando sono le dodici e trenta circa arrivando all’inizio della larga cima del Pescofalcone, a quota 2610 metri circa iniziando l’ultimo e stavolta facile tratto che rapidamente ci porta fino alla vetta.

In cima al Pescofalcone

Anche se un po’ in ritardo, ce l’abbiamo fatta. Dopo le solite e doverose foto di cima ci godiamo il meritato pranzo seguito, manco a dirlo, dai soliti digestivi: liquore al Finocchio e all’Assenzio con brindisi alla bella giornata e al Monte Amaro così vicino da poterlo quasi toccare …

E dopo la solita parentesi alcolica ci prepariamo per il ritorno. Tutto bene fino alla micidiale cresta costellata di trappole dove ogni tanto caschiamo ma alla fine raggiungiamo la fine del tratto critico. Siamo di nuovo a quota 2450 e ora inizia il divertimento: piccozze in mano, non si sa mai, scendiamo veloci come treni sulla cresta innevata come una pista da sci, con solito aggiramento del roccione, fino al monte Rapina dove dobbiamo affrontare il solito tratto con i pini sepolti dalla neve.

Schivando qualche buca superiamo gli ostacoli e arriviamo a superare il Rapina. La neve ormai è finita e possiamo togliere le utili piccozze. Da qui in poi il resto della discesa è solo una formalità. Il sentiero è comodo e in poci minuti raggiungiamo il rifugio Barrasso prima e il Guado S. Antonio dopo.

Non ci resta che cambiarci e tornare a Roma dopo questa bella giornata di Maiella.

Grazie a Daniele e Massimo per questa bella giornata sulla Maiella.

Ed ora godiamoci qualche foto della giornata.

Guarda le foto in formato album

Autore: Marco DT

Qui trovi le tracce GPS in formato .plt e .gpx .

2018-04-21 Monti Rapina e Pescofalcone